Da piccola tenevo sempre un bicchiere d’acqua sul comodino. Mi svegliavo e sapevo che era lì accanto, nel buio. Una solida certezza trasparente. Ecco, tu eri questo per me.
C’eri.
Eri l’unica persona alla quale avrei consegnato tutti i miei pensieri, li avresti custoditi tra i tuoi e un giorno si sarebbero confusi e non avresti più saputo a chi appartenessero.
A volte ti aprivi in modo disarmante e allo stesso modo ti chiudevi all’improvviso, senza cambiare espressione né posizione. E rimanevo da sola nella stanza.
Mi piaceva come funzionava il tuo cervello, i pensieri sembravano fiorire uno dopo l’altro in tutte le direzioni, come un rizoma. Non era mai solo quello che pensavi, era sempre anche quello che sentivi.
E quando ti guardavo negli occhi mi sembrava di essere al mare.
Ti ricordi quella notte di fine ottobre mentre calpestavamo la nebbia sul marciapiede, abbiamo visto passare un’auto nera con i fanali rotti e ti ho detto “Guarda, quella macchina sembra un grosso animale ferito” e tu mi hai dato un bacio che mi è sembrato di tornare a casa dopo tanto tempo. No, non te lo ricordi. Ma dimmi se quella notte fosse un tunnel, tu da che parte vorresti uscire?
